La bambola vestita di rosa – Racconto breve
Questa fiaba è stata pubblicata della raccolta “Ti racconto una fiaba 2018”, casa editrice Kimerik. Potete leggerla oppure sentire la mia voce che la interpreta!
“Dove mi trovo?” pensò Lilla, aprendo per la prima volta i suoi occhi fatti di bottoni. Non impiegò molto a rendersi conto di essere tra le mani di una bambina che la guardava tutta contenta.
“Ma che bella bambola!” esclamò la bimba, mostrando un sorriso sdentato. “È tutta rosa! Persino i capelli! Proprio come la volevo io!”
Lilla venne poggiata su una sedia, accanto a un regalo da spacchettare. Una donna adulta afferrò Lilla per la vita, la portò in un’altra stanza, la mise a sedere accanto ad altre bambole come lei, con i capelli di lana e gli occhi fatti di bottoni, e poi se ne andò.
“Benvenuta”, disse una bambola bionda vestita da sposa. “Io sono Principessa, piacere di conoscerti!”
“E io sono Professoressa”, aggiunse una bambola mora con gli occhiali. “Ti troverai bene qui con noi, la piccola Anna è un vero tesoro! Non ci fa mai cadere a terra e ci pettina sempre con molto delicatezza!”
“A volte ci porta anche nel lettino con lei”, disse una bambola con due lunghe trecce rosse. “Ah, scusa se non mi sono presentata: io sono Fragolina, perché il mio vestito è decorato con tante fragole!”
“Io sono Lilla”, rispose la nuova arrivata.
“Oh, no!” obiettò Principessa scuotendo la testa. “Tu non puoi già avere un nome, Anna non te ne ha ancora dato uno!”
“Ma io…” protestò Lilla.
“Non ci metterà molto, vedrai. Appena avrà finito di festeggiare il suo compleanno verrà qui a giocare con noi e ti troverà un nome bellissimo, come i nostri.”
Lilla si mise a osservare la stanza che la circondava. Era una camera piccola, con le pareti rosa chiaro e un sacco di libri e pupazzi sparsi dappertutto. La mensola sulla quale era seduta era posizionata proprio di fronte alla finestra.
“Cos’è quell’enorme distesa verde che vedo là fuori?” domandò Lilla.
“Oh, che schifo!” disse Fragolina. “Quella si chiama erba. Avrà anche un bel colore, ma è tremendamente pericolosa per le creature di stoffa come noi! Una volta sono caduta per sbaglio dallo zainetto di Anna e mi sono sporcata! Ero diventata tutta verde! Hanno dovuto mettermi in lavatrice per togliermi quell’orrore di dosso!”
“Cosa stanno facendo quei bambini? Perché corrono sull’erba?” domandò Lilla, affascinata.
“Stanno prendendo a calci il povero Pallone”, rispose Professoressa. “Pallone appartiene a Daniele, il fratello maggiore di Anna. Ogni volta che non deve fare i compiti, Daniele invita i suoi amici a giocare con Pallone sull’erba. Non importa se ha appena piovuto o se sta ancora piovendo: quei ragazzini saranno là fuori a malmenare il nostro amico. Sai qual è la cosa strana? Che lui nemmeno se ne lamenta, anzi! Sostiene di divertirsi un mondo!”
Lilla continuò a guardare Pallone lasciarsi calciare dai piedini dei bimbi che giocavano con lui. Era sporchissimo, eppure aveva un’aria allegra e serena. All’improvviso, due manine la afferrarono, riscuotendola dai suoi pensieri.
“Eccoti qui… vediamo… come potrei chiamarti…” borbottò Anna. Aveva la bocca sporca di torta. “Hai un vestitino pieno di cuori… ti chiamerò Cuoricina! O preferisci Rosellina, visto che sei tutta rosa? Sono indecisa… MAMMA! Non so come chiamare questa bambola!”
La donna di prima, quella che aveva messo Lilla sulla mensola, venne subito in soccorso della figlioletta.
“Sulla scatola c’era scritto Lilla”, suggerì la madre.
“Ma perché Lilla?” si lamentò Anna. “È tutta rosa, mica lilla! La chiamerò Rosa! Ho deciso!”
Lilla si lasciò sfuggire un sospiro di rassegnazione che nessuno notò.
Quando giunse la notte, la piccola Anna finì per addormentarsi da sola. Si era talmente stancata durante la sua festa che si dimenticò di scegliere una bambola con cui condividere il cuscino.
“Rosa, è il tuo momento!” annunciò Professoressa, tutta contenta. “Vai a fare un giro e presentati agli altri giocattoli! Guarda, ti do qualche suggerimento: lì ci sono i mattoncini colorati. Sono veramente geniali! Possono diventare qualsiasi cosa desiderino! Là invece c’è Miss Orsetta, vive con noi da sempre! E poi c’è…”
“Dove posso trovare Pallone?” la interruppe Lilla.
“Pallone? Forse è in camera di Daniele, a meno che non l’abbiano lasciato fuori un’altra volta…”
Lilla si buttò sul letto, si aggrappò alle coperte per scendere sul pavimento e iniziò ad avventurarsi in corridoio.
“Rosa! Ma che fai!” sussurrò Principessa. “Non dovevi scendere a terra! Ti riempirai di polvere!”
“E come pensi che riesca ad andare in camera di Daniele se non faccio così?”
Principessa lanciò un’occhiata perplessa a Professoressa, che rispose alzando le spalle.
“Stai attenta, mi raccomando”, disse Principessa, tornando a sedere.
Lilla non impiegò molto a trovare la stanzetta di Daniele. Vicino a un paio di scarpe da ginnastica lacere, il vecchio Pallone sonnecchiava tranquillo, poggiato al muro.
“Ehi, Pallone, ciao!” disse Lilla, emozionata. “Oggi ti ho visto mentre giocavi con i bambini!”
“Oh, certo! Sono anni che Daniele mi porta con sé, sapessi quanto tempo abbiamo trascorso insieme! Tu sei la nuova bambola di Anna, il suo regalo di compleanno, giusto?”
“Sì, mi chiamo Lilla.”
“Lilla? Ma io ho sentito che le altre bambole ti hanno chiamata Rosa.”
“Non è importante. Senti, io… io vorrei essere come te. Vorrei uscire di casa, andare in giro con Anna, vedere il sole e la pioggia dal vivo, non attraverso i vetri di una finestra!”
“Per tutte le scarpette chiodate! Una bambola così avventurosa non l’avevo mai vista! È vero, io mi diverto un mondo là fuori, ma quando mi prendono a calci… beh, fa un po’ male… e poi a volte mi saltano le cuciture, e devono farmi aggiustare… Quando mi bagno troppo inizio a puzzare e non mi lasciano entrare in casa… Davvero vorresti vivere come me? Vorresti sporcare il tuo bel vestitino rischiando di cadere in mezzo al fango? Una volta a Fragolina successe, e…”
“Sì, sì, conosco la sua storia”, tagliò corto Lilla. “Ma io voglio essere a fianco di Anna nei momenti più allegri della sua vita, voglio vederla crescere e voglio giocare con lei ogni volta che ne avrà voglia! Forse un giorno guarderà la sua mensola piena di bambole e deciderà di metterci tutte in cantina per fare spazio ad altro, o peggio ancora ci butterà via, e se quel giorno arriverà voglio sapere di aver vissuto intensamente!”
Pallone fissò Lilla per qualche istante.
“Vai nella camera dei genitori di Lilla. Guarda sul comodino della madre… L’ultima volta l’ho vista lì!”
“Sbagliato, sono proprio qui!” disse una voce alle spalle di Lilla.
Lilla si voltò di scatto e vide una bambola di pezza fissarla con i suoi occhi storti. Uno dei bottoni era stato riattaccato un po’ più in basso del dovuto e i suoi capelli, che un tempo dovevano essere stati castani, erano coperti da uno spesso strato di polvere grigia. Un vestito rosso un po’ sgualcito copriva a malapena le macchie di inchiostro sulle braccia.
“Non guardarmi così, mia cara”, disse la bambola. “Io non sono appena uscita dalla scatola come te. Ero una delle bambole più belle e costose del mio tempo, infatti Antonella non voleva mai giocare con me. Aveva troppa paura che mi rovinassi!”
“E poi cosa accadde?”
“Accadde che mi stufai di vivere in mezzo ai peluche e alle altre bambole di pezza. Così feci qualcosa che a nessuno era mai venuto in mente: iniziai a nascondermi nello zaino di Antonella ogni notte. E lei non se ne accorgeva mai. Era così distratta che quando tirava fuori i libri e mi vedeva pensava che fosse stato il suo cane a mettermi lì. Le prime volte mi ignorò, non mi tirò nemmeno fuori, temendo che mi rovinassi il vestito o l’acconciatura, ma alla fine vinse la paura e cominciò a giocare con me durante la ricreazione, insieme alle sue amichette. Iniziò a mettermi lei stessa nello zaino prima di uscire. Ovviamente, a volte ho dovuto correre qualche rischio. Una volta un bambino della sua classe mi buttò nel cestino della spazzatura, un’altra volta venni spruzzata con dell’inchiostro a china, un’altra volta ancora per poco non mi tagliarono i capelli…”
Lilla ascoltava quel racconto con gli occhi pieni di ammirazione.
“Ascoltami bene, Lilla, Rosa, o come accidenti vuoi farti chiamare. Il mondo là fuori non è per niente semplice per le bamboline carine come noi. Ma se accetti di sporcarti le mani, il vestito e i capelli, potresti divertirti davvero moltissimo. Antonella mi ha portato con sé persino all’università e come vedi, nonostante non giochi più con me come un tempo, io sono ancora qui. Le altre bambole immacolate con cui non giocava mai… beh, sono chiuse in uno scatolone in fondo all’armadio. Sono tutte avvolte in degli asciugamani, per evitare che l’umidità le rovini. Si sono conservate perfettamente, sembrano nuove. Allora bambolina, come ti vedi nel futuro? Bella come appena comprata, seduta sulla mensola, o sporca e graffiata nello zainetto?”
Lilla, senza pensarci due volte, corse verso la cameretta di Anna e si infilò nel suo zainetto azzurro.
“Che cosa fai?!” sussurrò Fragolina, sporgendosi dalla mensola. “Vuoi andare a scuola con lei? Ma hai idea di quante cose potrebbero andare storte? Potresti cadere, perdere un occhio, sgualcirti la gonna, macchiarti la faccia…”
“Certamente, e potrei anche scucirmi, imbrattarmi d’erba, sporcarmi d’inchiostro, e chissà cos’altro!” rispose Lilla con un gran sorriso, mentre si acquattava tra il diario e l’astuccio.
Lilla adesso è lì che aspetta il mattino, sognando la scuola e le mille avventure da vivere a fianco di Anna. Fatele i complimenti per il suo coraggio e ditele tutti insieme: in bocca al lupo!
È una storia davvero carina, mi è piaciuta molto e sarebbe bello se andando avanti con la magari anche un’altra bambola seguisse l’esempio di Lilla.
Stupenda. Bravissima Kiria.