Il tema scolastico – Racconto breve

Di recente ho letto alcuni libri dell’autrice contemporanea Amélie Nothomb; se non la conoscete, vi consiglio titoli come Acido solforico e L’igiene dell’assassino. Quest’ultimo libro è scritto quasi interamente in forma di dialogo, così ho provato a cimentarmi anche io in un esercizio letterario di puro dialogo con un velo di cinismo. Il dialogo che segue avviene tra una maestra delle elementari e la madre di uno dei suoi allievi… buona lettura.

  • Buongiorno signora, sono contenta che abbia trovato il tempo di venire. Si sieda, prego.
  • Buongiorno a lei! Va tutto bene? È successo qualcosa di cui dovrei preoccuparmi?
  • No, no… niente di grave. Però suo figlio ha scritto una cosa strana in un tema, e vorrei parlarne con lei.
  • Cosa ha scritto?
  • Ha scritto che l’amore non esiste.
  • Ah, caspita… gli avevo chiesto di tenerlo per sé… Pazienza, ormai è tardi suppongo.
  • Scusi, quindi lei lo sapeva?
  • No, certo che no, me l’ha appena detto lei!
  • E perché suo figlio ha scritto una cosa del genere?
  • Perchè è vero. Gliel’ho spiegato io che l’amore non esiste.
  • Come sarebbe?
  • Ma sì, tanto l’avrebbe capito da solo nel giro di qualche decennio, e sarebbe stata un’immensa delusione. Almeno, in questo modo, potrà godersi la vita senza sciocche aspettative a riguardo.
  • Quindi lei crede che l’amore non esista?
  • No, assolutamente no! Voglio dire, esiste qualche pallida imitazione, certo… ma l’amore? Quello ce lo siamo inventati noi umani, per nobilitare il nostro squallore come specie.
  • Eppure lei vuole bene a suo figlio, no?
  • Certo, ma che c’entra? Quando l’ho partorito, il mio corpo ha prodotto gli ormoni necessari a  farmi affezionare a lui e darmi la voglia di proteggerlo. Si tratta di una normale spinta biologica alla conservazione della specie e del proprio genoma personale. Moltissimi mammiferi fanno altrettanto.
  • E dei genitori adottivi che mi dice? Lì non c’è nessun parto, nessuna produzione di ormoni. 
  • Sbagliato! Il tempo che un genitore investe nel suo bambino, biologico o adottivo che sia, lo rende speciale (parole di Antoine de Saint-Exupéry, non mie). E dopo aver investito troppo tempo in qualcosa, o qualcuno in questo caso, si continua a investire per inerzia, così da non aver sprecato il tempo precedentemente investito.
  • Mi scusi, credo di essermi persa.
  • Ha presente i ludopatici? E le slot machine? Ecco, le persone continuano a infilare monetine nelle slot machine per giustificare tutte le monetine spese fino a quel momento, ovviamente nella vana speranza di fare jackpot. 
  • Sta paragonando suo figlio al gioco d’azzardo?
  • Ma no, lo so bene che il paragone è poco azzeccato! Era solo per spiegarle che più tempo si è investito in qualcosa, più tempo finiremo per investirci. È per questo che molte coppie, evidentemente finite, non se la sentono di lasciarsi.
  • Quindi lei non crede nemmeno nell’amore romantico?
  • Santo cielo, no! Quella è la più grossa sciocchezza che il genere umano si sia mai raccontato!
  • Quindi lei non vuole bene a suo marito? Non gli dice mai che lo ama?
  • Certo che lo amo, ma si può dire amore questo? Quando ci siamo conosciuti, eravamo soltanto in balia degli ormoni, della chimica e della reciproca attrazione. Tutte cose che provano anche gli animali, eh, non dobbiamo sentirci speciali. Adesso, a distanza di anni, io rido ancora delle sue orribili battute e lui tollera che io compri oggetti di dubbio gusto da piazzare in casa senza il suo consenso. Credo che sia la cosa più vicina all’amore che potremo mai sperimentare.
  • E… e l’amore per i genitori? Vuole bene ai suoi genitori?
  • Oh, immaginavo che ci saremmo arrivati. Ecco, le spiego quello che ho detto a mio figlio: il cervello umano capisce molto bene i concetti di sacrificio e abnegazione. Ci sono molte religioni che lo dimostrano, no? Tuttavia, anche il cervello di un ateo capisce bene cosa voglia dire essere altruista o fare del bene. Mi segue? 
  • Sì, certamente. Una persona può rivelarsi eccellente pur senza una religione che gli comandi cosa fare per essere ammessa in paradiso.
  • Esatto. Ecco, però, a questo punto sorge una domanda. Se lei fa qualcosa di buono per qualcuno, lo sta facendo per quella persona, o per lei stessa? Nei confronti dei genitori è facile provare una sorta di obbligo, di debito, come se tutti i favori che loro ci chiedono da vecchi fossero dovuti in virtù di ciò che hanno fatto per noi quando eravamo bambini. Quindi, se sua madre le chiede di aiutarla con la spesa, e glielo chiede proprio nel suo giorno libero, quando aveva in programma di passare tutto il giorno a dormire col suo gatto, lei lo farà comunque, anche se non ne aveva alcuna voglia. Lo farà per sacrificio, per abnegazione, ma non solo: lo farà per non sentirsi in colpa. Il senso di colpa fa schifo, vero? Alcune persone non lo provano, ma i più sensibili sì, eccome se lo provano. E così, lei uscirà dal letto, si vestirà malvolentieri e accompagnerà sua madre a fare la spesa, così come sua madre la accompagnava dal pediatra oppure dagli amichetti. E non lo farà per lei, ma per se stessa; per non sentire quella vocina che la farebbe sentire una figlia ingrata.
  • Quindi… Lei mi sta dicendo che l’amore per i figli è semplice investimento biologico, quello per il partner è solo la trascrizione di un afflusso ormonale, e quello per i genitori è solo un riflesso egoista per non sentirsi in colpa con se stessi?
  • Sì, esattamente. Lo ha riassunto proprio bene.
  • E gli amici? Lei non crede nemmeno nell’amore degli amici?
  • Cos’è che si dice sempre dei veri amici? Che sono quelli presenti nel momento del bisogno. Quindi, per essere un buon amico, bisogna fare tutto ciò che gli altri ci chiedono (in misura ragionevole, chiaramente). Allo stesso tempo, il metro di misura degli amici dipende da quello che loro fanno per noi. Ergo, secondo me l’amicizia non è altro che una sorta di tacito mutuo soccorso periodico. Tu aiuti me, io aiuto te, e così rimaniamo amici. Quando il mutuo soccorso cessa, le amicizie diventano vuote, e quando restano vuote troppo a lungo… allora finiscono e basta.
  • Io… io non so più che dirle. E l’amore di Dio, allora?
  • Ecco, di questo a mio figlio non ho parlato. Per i primi anni della sua vita, vorrei che rimanesse felicemente ateo. Quando entrerà nell’adolescenza, avrà tutto il tempo di farsi le domande che vuole e di cercare le sue risposte, senza trovarle ovviamente.
  • Suo figlio non le ha chiesto cosa ne pensa… del matrimonio? Non mi dirà che è solo un contratto sociale?
  • Lo ha detto lei adesso, ma è comunque la stessa cosa che avrei detto io. Le chiedo scusa, non la volevo rattristare. Le serve un fazzolettino?
  • No, è che io… anzi… volevo dirle… alcuni bambini ci sono rimasti un po’ male quando suo figlio ha letto il tema in classe. 
  • Mi dispiace per loro, ma non sono responsabile delle loro reazioni e nemmeno mio figlio lo è.
  • Dicono che se loro possono provare amore, allora vuol dire che l’amore esiste.
  • Certo, come esistono le personalità multiple di uno schizofrenico o le ossessioni degli ossessivi compulsivi. 
  • Ma scusi, adesso paragona l’amore a una malattia mentale?
  • No, no… era solo per dire che uno può convincersi che le dodici voci che parlano nel proprio cervello esistano davvero, ma in realtà basta una pasticca per farle tacere. Quindi di fatto non esistono.
  • Le sue metafore non sono un granchè, signora. Che lavoro ha detto che fa?
  • La scrittrice. Forse è per questo che faccio delle metafore orribili. Insomma, la metafora è uno strumento troppo economico di fare letteratura… usare simbolismi ovunque, sottintendere chissà che cosa… voglio dire, la vita non è mica così, sa? Se io mi vesto di nero, non è detto che lo faccia per comunicare qualcosa. Forse avevo tutti i vestiti in lavatrice e quelli neri erano gli unici puliti. La vita reale è molto meno poetica della letteratura.
  • Ecco, prima ha fatto l’esempio del giorno libero, a letto col mio gatto. In effetti è vero, ho un gatto, e quel gatto mi adora! Non è amore questo?
  • Non so, me lo dica lei… lei quel gatto lo coccola, lo nutre, suppongo che lo curi quando è malato e lo intrattenga quando ha voglia di giocare. Ai suoi occhi, funge da madre, nutrice, amica e compagna di giochi. Mi sembra ovvio che le voglia bene. Qualunque creatura dotata di un cervello reagirebbe all’incirca così. Con qualche eccezione per gli animali non addomesticati e per i rettili, i pesci e gli anfibi, ma quello lo spiegherebbe meglio uno zoologo o un veterinario di quanto potrei spiegarlo io. Non mi pronuncio invece su quel che lei prova per il gatto, abbiamo già coperto l’argomento parlando dei figli adottati.
  • Insomma, quindi secondo lei l’amore è una menzogna e nemmeno gli animali possono provarlo. Ma se lei è scrittrice, l’avrà pur visto tra le pagine dei libri! L’avrà pur scorto nei sentimenti dei personaggi!
  • Certo. Un’enorme, splendida fandonia letteraria! Non ci ha mai fatto caso (che constatazione banale!) quanto siano legati l’amore e la morte nella letteratura? Pare quasi che sia un sentimento dell’aldilà, inaccessibile a chi ha ancora tutti e due i piedi nel mondo dei vivi! Siamo seri; nella letteratura, chi ama può finire in soli due modi: o morto, oppure sposato!
  • E il matrimonio è solo un contratto…
  • Esatto. Siamo tornati al punto di prima. Non pianga, per favore.
  • Mi devo sposare, tra un mese…
  • Ah, congratulazioni allora!
  • Che fa, mi prende in giro? Ha appena detto che…
  • Lo so cosa ho detto, ma l’attitudine dell’essere umano per la menzogna non le donerà una gioia fasulla. Sono sicura che sarà molto felice quando indosserà la fede al dito per la prima volta. E quella gioia sarà vera, vedrà.
  • Quindi la gioia esiste? L’amore no, ma la gioia sì?
  • Certo! Perché non dovrebbe? Anche la felicità, seppur effimera, esiste. Esiste la serenità, esiste il dolore, esiste la tristezza… le emozioni esistono tutte, hanno una forma tangibile; non le abbiamo inventate noi. Quindi, signora, le auguro un buon matrimonio e tanta gioia per la sua vita coniugale.
  • La ringrazio… e riguardo a suo figlio… beh, non posso certo dirle come deve educarlo. Ma gli altri bambini… forse non erano ancora pronti per certe affermazioni.
  • Ah, non si preoccupi per quello. Le persone, adulte o bambine che siano, non ascoltano facilmente. Si legge senza leggere, si ascolta senza sentire. Oggi ho detto moltissime banalità imbarazzanti, ma scommetto che lei si ricorderà solo che la gioia esiste e l’amore no. Viva serena, signora, e non pensi più a me.
  • Arrivederci, allora!
  • E congratulazioni!