Il maestro di matematica – Racconto breve

Magari qualcuno si ricorda il racconto Il tema scolastico che ho scritto qualche mese fa. La madre di un bambino viene chiamata dalla sua maestra perché il piccolo ha scritto in un tema che “l’amore non esiste”. Da qui, nasce un lungo dialogo tra madre e insegnante, che lascia quest’ultima molto amareggiata. In questa seconda parte, la madre dovrà confrontarsi con il maestro di matematica e con la sua logica. Buona lettura.

  • Buongiorno professore, mi ha fatto chiamare?
  • Sì, signora. La ringrazio per aver trovato del tempo da dedicarmi. Si accomodi, la prego.
  • Chiedo scusa per la schiettezza, ma… mio figlio ha di nuovo rivelato ai compagni delle verità scomode? Perchè io gli avevo detto chiaramente di non farlo più.
  • No, niente del genere. Suo figlio è anche bravissimo nella mia materia.
  • Ah, buon per lui. Alla sua età però ero brava anche io, non ho smesso di esserlo fino ai… quindici anni? Quattordici? Mi perdoni, sto divagando. Di cosa desidera parlare?
  • L’altro giorno la mia collega mi ha raccontato (quasi in lacrime, devo dire) il vostro interessante diverbio sulla non esistenza dell’amore.
  • Sì, rammento precisamente. Le ho spiegato che l’amore non esiste, che è solo un’edulcorata menzogna e che tutto ciò che chiamiamo “amore” ha una spiegazione ben più razionale.
  • Esatto, proprio quello… aspetti, mi sono scritto degli appunti in merito… eccoli qui: l’amore per i figli è semplice investimento biologico, quello per il partner è solo la trascrizione di un afflusso ormonale e quello per i genitori è solo un riflesso egoista per non sentirsi in colpa con se stessi. Ho tralasciato l’amore per gli animali, che rientra nella categoria di quello per i figli. Mi conferma che ho capito bene?
  • Un riassunto impeccabile, certo. Tutte parole della sua collega.
  • Benissimo… Tuttavia, il suo ragionamento ha una pecca logica tremenda, mi sorprende che non se ne sia accorta prima.
  • Una pecca logica dice? Si spieghi meglio!
  • Non ha dato nessuna definizione dell’amore; come fa a dimostrare che qualcosa non esiste se nemmeno ne dà una definizione?
  • Non saprei proprio come definirla una cosa che non esiste!
  • Beh, ci provi. Anche gli atei non credono che Dio esista, ma sarebbero comunque capaci di darne una definizione.
  • E questa definizione permette loro di spiegare che non esiste?
  • Beh, forse dire così è eccessivo… Molti di essi sostengono che la sua presenza sia di fatto irrilevante nelle sorti dell’essere umano. 
  • Questo non risponde alla mia domanda; come si fa a dimostrare che Dio non esiste? Non equivale a dimostrare che invece esiste? I credenti vedranno prove della sua esistenza dappertutto, gli atei cercheranno delle spiegazioni più logiche, ma entrambi non faranno altro che prendere dei fatti oggettivi e attribuirli al proprio credo… o assenza di credo.
  • Signora, non dica inesattezze; gli atei non si fanno problemi a riconoscere che non si può dimostrare l’inesistenza di Dio. E non si può dimostrare in maniera incontrovertibile l’inesistenza di niente.
  • Ok, non posso dimostrare in maniera incontrovertibile che l’amore non esiste, e allora? Non ci sono nemmeno prove che esista, però. Forse c’era una giraffa ieri sera nel suo frigorifero, non crede? No, perché non l’ha vista. Ma forse è uscita un momento prima che lei la vedesse, quindi non ci sono prove sul fatto che lei non abbia mai avuto una giraffa nel frigo… e non ci sono nemmeno prove sul fatto che invece l’abbia avuta.
  • Sono ragionevolmente sicuro che non ci fosse nessuna giraffa nel mio frigorifero ieri sera. 
  • Ecco, e io sono ragionevolmente sicura che l’amore non esista e che non sia mai passato dal mio frigorifero. Nè dal mio cuore, dalla mia penna o da qualunque altra cosa.
  • Continua a non aver definito l’amore; senza una definizione, non andiamo da nessuna parte.
  • Va bene, va bene… darò questa definizione: sentimento disinteressato di chi desidera solo il bene per uno o più individui. Le piace così?
  • Non mi deve piacere, deve essere corretta. Le sembra corretta?
  • Non mi sembra scorretta… voglio dire, si applica a molte situazioni.
  • Situazioni sì, cose no. Per esempio, l’amore per la lettura. Mica la lettura è un individuo!
  • No, ma è chiaro che l’amore per la lettura altro non è che indulgenza verso se stessi, a cui concediamo qualcosa di gradito. Pertanto l’amore per la lettura rientra in quell’istinto di autosoddisfacimento di cui i primati sono maestri. Dovremmo chiamarlo “piacere per la lettura”.
  • Ma lei ama leggere, no? E magari ama anche scrivere!
  • Amare, amare… ma se le ho detto che non credo nell’amore! Posso usare questo verbo come sinonimo più marcato di “piacere”, ma se usassi il verbo “adorare” sarebbe di fatto analogo.
  • Come vuole. Torniamo adesso alla sua definizione; un genitore non prova un sentimento disinteressato per i suoi figli? Non vuole solo il loro bene?
  • Tralasciando il fatto che non tutti i genitori sono così… sì, certo. Chi ha voglia di perdere il tempo investito nel crescere un bambino vedendolo fallire miseramente? Lo sa bene che i genitori vivono come propri gli insuccessi dei figli. Tutto ritorna sempre all’egoismo insito nell’essere umano. E non alzi gli occhi al cielo, guardi che la vedo.
  • Suppongo che applicherà la sua definizione a tutto quello che abbiamo detto prima. Nessuno vuole farsi scappare un partner che gli dà piacere assicurato, chi fa volontariato lo fa per soddisfare il proprio ego… davvero crede che l’essere umano sia così meschino da fare qualsiasi cosa solo per se stesso? Guarderebbe una suora missionaria in faccia e le direbbe Sorella, lei sta qui a curare i bimbi malati solo per soddisfare il suo ego?
  • No, povera suora… rispetto molto il lavoro dei missionari. Li rispetto, li comprendo, li ammiro. Ma non credo che sia amore nemmeno quello, guardi. Quasi tutti quelli che si infilano nel mondo del volontariato vogliono proteggere una categoria che sta a cuore A LORO. Quindi sì, una vena di egoismo c’è sempre oserei dire. In alcuni è meno marcata, chiaramente. Ma c’è. Ce l’ho io, ce l’ha lei, ce l’ha anche la sua suora. Che si comporta da santa, che merita il rispetto del genere umano più di lei e me messi insieme, ma sì, ce l’ha anche lei.
  • Ripeto, lei andrebbe dalla suora e le direbbe che è un’egoista? E che si occupa di orfanelli e piccoli sfortunati per soddisfare il suo ego?
  • Le ho già detto di no! Ma se lei chiedesse a quella suora se le fa piacere vedere il sorriso sdentato di quei bimbi, lei sicuramente le direbbe di sì. Le fa piacere, capisce? A lei, non solo ai bambini. Ciò non vuol dire che il suo gesto non sia genuino, eh! Non è che uno debba per forza odiare tutto ciò che fa per dimostrare amore a qualcuno. Non c’è niente di male nel provare piacere dall’amore che si riversa su qualcun’altro. Quindi, riassumendo: l’amore continua a non esistere, ma la sua immagine fittizia nel mondo continua a fare del bene. Ma poi a lei cosa cambia se io credo o meno nell’amore?
  • Niente, era solo un problema di logica il mio. Volevo dimostrarle che da presupposti sbagliati non si possono ottenere ragionamenti corretti.
  • Quindi è scorretto dire che alla fine è irrilevante sapere se l’amore esiste o meno? Sarebbe scorretto dire che ciò che conta davvero è la sua manifestazione reale nei gesti di chi crede di provarlo?
  • No,no, questo è vero. E adesso provi ad applicare il concetto a Dio; alla fine, io sono diventato ateo ragionando così. Lei è atea, per caso?
  • Io? No, sono teista…
  • Ah, quindi per lei c’è un Dio! Immagino che lo veda nelle buone azioni, nei colpi di fortuna, nelle redenzioni, in tutte quelle cose che io personalmente preferisco attribuire alla mutevole natura umana. Come mai lei crede più in Dio che nella capacità dell’essere umano di migliorarsi?
  • Da quando il professore di matematica insegna anche religione?
  • Mi risponda, per favore.
  • Una cosa non esclude l’altra. Posso credere che l’essere umano possa migliorarsi, posso credere in Dio, posso credere che Dio spinga l’essere umano a migliorarsi.
  • Ma mica tutti, no? Alcuni non migliorano affatto. Quindi Dio non c’è?
  • C’è, ma non tutti lo sanno ascoltare…
  • E lei lo ascolta?
  • Ci provo… 
  • E solo lei riesce a sentirlo? Nessun altro?
  • Beh, io e tutte le persone che credono, anche quelle di altre religioni diverse dalla mia.
  • Curioso, lei vorrebbe farmi credere in qualcosa perché la sente. Ma se io sento dell’amore, improvvisamente mi tira fuori un sacco di motivazioni per dimostrarmi che mi inganno. E se fosse lei a ingannarsi? Se non esiste l’amore, può davvero esistere Dio? O lei crede in un Dio senza amore?
  • Sta suonando la campanella, credo che entrambi dovremmo andare adesso.
  • Certo che dovremmo, ma non vorremmo, giusto? 
  • Tornerò la prossima settimana, se le fa piacere continuare questo discorso.
  • Ah, non vedo l’ora. Mi raccomando, venga preparata, altrimenti rimarrò molto deluso. E anche la mia collega rimarrebbe delusa, ha presente? Quella che si deve sposare. 
  • Con lei, non è vero?
  • Esatto. Vedo che è perspicace. Alla settimana prossima, allora!
  • Non mancherò.