Categoria: Le mie storie

CAPITOLO SEGRETO #1 – Nascita di una regina

Amiro, seduto alla scrivania nella camera attigua al bagno, corse immediatamente in suo aiuto: la prese in braccio, la avvolse in un asciugamano e la pose sul letto.
“Vado a chiamare le ostetriche!”
“Sì! Corri!” rispose Iviole, col fiato spezzato da un’altra contrazione.
Quando Amiro aprì la porta, si trovò di fronte Elmas, in compagnia di due levatrici che immediatamente corsero vicino al letto.
La regina aveva in volto un’espressione lieta e allo stesso tempo preoccupata.
“Sarà una femmina!” disse. “Un regina! Una figlia della Luna!”

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CAPITOLO 3 – L’infanzia della Luna nuova | L’ultima regina

Durante una notte di luna nuova, la regina Gealis e il re Skal Iliwa, principe dell’Aratolia, diedero al regno la piccola principessa Zirfis, futura monarca di Elberas. Ella fu cresciuta con tutto l’amore e la dedizione di cui sua natura vivace e intelligente necessitava.
Trascorsero cinquanta lune piene e una nuova principessa venne al mondo, prima che luna ritornasse nera. Costei venne chiamata Margas e sua sorella l’amò perdutamente fin dal primo istante in cui la vide. Le due bambine divennero inseparabili, crescendo insieme in grazia e bellezza. Le loro indoli erano differenti, ma egualmente forti: l’una esuberante ma talvolta imperscrutabile, l’altra posata e acuta.

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CAPITOLO 2 – Figlie della Luna | L’ultima regina

«E così, da quel giorno, accanto alla rosa rossa dei Kindreik venne aggiunta una tigre bianca rampante, simbolo dell’unione con la stirpe della Luna. Dopo tre anni dal loro matrimonio, Menulis e Aurisio diedero alla luce una splendida bambina dotata di tutti i poteri della madre… Esattamente come noi.»
Mia madre chiuse il pesante volume di storia che aveva in mano e lo posò di fianco a sé, sull’erba.
«Invece Krales ha ereditato la Preveggenza dal principe Aurisio?» domandai.
«Sì, piccola mia. Comunque, è giunto il momento che tu sappia una cosa…»

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CAPITOLO 1 – Il principe e la tigre | L’ultima regina

Il principe Aurisio Hayrik Arudam Kindreik si svegliò di soprassalto nel cuore della notte. Non erano stati un brutto sogno o un rumore a destarlo, eppure provava un senso d’inquietudine crescente. Si alzò dal letto, scostò la pesante tenda di broccato blu e spalancò la finestra per lasciar entrare l’aria fresca della notte. D’improvviso, dinnanzi ai suoi occhi si materializzò un’immagine così nitida da sembrare reale: era lui al galoppo verso la Foresta Sacra, il bosco che nessun essere umano doveva violare, dove vivevano gli spiriti della terra e del cielo.

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Il compagno di banco – Racconto breve

Quando i miei compagni ed io arrivammo in classe, l’aula era ancora mezza vuota.
«Sediamoci in fondo!» disse uno di loro. «Quel professore non fa che sputare mentre parla, non voglio stare in prima fila!»
Mi ritrovai seduto accanto a un ragazzo che conoscevo di vista, un certo Roberto. Era un tipo sobrio, alto, con gli occhiali, il classico nerd che mi sarei aspettato di trovare in una facoltà di informatica… esattamente come me. Nonostante fossimo a dicembre inoltrato, indossava solo una leggerissima felpa verde con le maniche arrotolate fino al gomito.
«Ciao», mi disse con un cenno, quando notò la mia presenza.

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Ricordi estivi arancioni

Norvy balzò sulla scrivania e si accomodò con garbo sulle mie gambe, facendo le fusa come un gatto quasi normale.
“I miei sensi felini mi dicono che sei assorta in un pensiero un po’ strano”, disse lui. “Ne vogliamo parlare?”
“Stavo ripensando ad alcuni momenti della mia infanzia”, risposi. “L’estate è finita, e questo per me significa varie cose: mandare in vacanza il rasoio, abbandonare i vestitini rosa e i sandali, comprare duecento borse dell’acqua calda e far saltare la corrente almeno un milione di volte tentando di accendere la stufa mentre la lavastoviglie è in funzione.”

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Pensieri, negazioni, affermazioni

A volte è impressionante quanti pensieri filosofici colpiscano il cervello mentre si hanno le mani impegnate e non si ha modo di scrivere nulla. Un po’ come quando si vogliono ricordare i sogni notturni, ma questi decidono di sparire al risveglio come se non li avessimo mai concepiti.
Mi colse uno di quei momenti filosofici poco dopo aver finito di vedere una commedia su Netflix. I voti del pubblico e della critica mi parvero troppo alti rispetto all’impressione che mi aveva fatto, ma chi sono io per giudicare?

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Due guanciali, tre domande esistenziali

Abbracciai forte il mio secondo cuscino, cercando di dormire. Eh sì, da qualche giorno avevo preso l’abitudine di tenere ben due guanciali nel letto: uno per la testa e uno per le ginocchia, le gambe, le braccia, i piedi, le mani o qualunque altra cosa mi andasse di posarci sopra. Stavo di nuovo scrollando il telefono senza ritegno, guardando foto di gatti e tutorial di disegno decisamente troppo avanzati per le mie abilità.

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Guanciali speciali e amebe a riposo

Mi asciugai l’angolo dell’occhio sinistro con il dorso della mano, tirando su col naso prima di seppellire la testa nel mio guanciale rosa.
Quel guanciale era davvero speciale per me; non perché raccontasse qualche storia commovente, ma perché me l’ero fatto fare su misura da un’artigiana. Ero sempre stata molto schizzinosa per quanto riguardava i guanciali del letto (e non solo per quello, a dirla tutta), ma quella donna aveva confezionato un piccolo capolavoro. Dopo tutti quegli anni era ancora morbido e comodo, nonostante l’imbottitura un po’ schiacciata.

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Dialoghi notturni tra gatti e umani

Anche se le temperature erano chiaramente scese, c’erano altre faccende a tenermi sveglia fuori orario. Presi a scrollare il telefono, come ogni articolo sul dormire bene raccomanda di non fare, e mi imbattei in un post intitolato “perché il tuo gatto dorme con te”.
Mentre leggevo una slide dopo l’altra, sentii qualcosa atterrarmi sul petto con la sua soverchiante mole da norvegese delle foreste.

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